Antifemo inserito tra le buone pratiche circolari dalla Commissione Europea

Dagli spazi di co-working di Progetto Manifattura, la startup Antifemo è riuscita a conquistare l’attenzione della Commissione Europea. La sua tecnologia NP-bioTech, sviluppata nell’ultimo anno proprio a Rovereto, è in grado di trasformare le industrie agroalimentari in aziende a scarto zero. Questo aspetto innovativo le ha permesso di essere recentemente inserita nella “European Circular Economy Stakeholder Platform”, la piattaforma europea delle buone pratiche per l’economia circolare curata dalla Commissione Europea.

In cosa consiste la tecnologia per ridurre gli scarti delle industrie agroalimentari

All’interno dell’hub green di Trentino Sviluppo, il chimico Fabrizio Nardo e il suo team – già detentori di diversi brevetti nazionali e internazionali – hanno progettato NP-bioTech, un processo di compostaggio rapido con un nuovo sistema biocatalizzatore in grado di trasformare in biofertilizzante anche materiali di scarto che non fermentano. Il processo, accelerato e inodore, permette di trasformare in compost anche scarti dell’industria agroalimentare che prima dovevano essere smaltiti in altro modo, come il “pastazzo di agrumi” e i fanghi di depurazione che si vanno a formare durante l’estrazione del succo dalle arance, permettendo alle imprese agroalimentari di diventare delle vere e proprie aziende a rifiuti zero.

I vantaggi della tecnologia per ridurre gli scarti delle industrie agroalimentari

Come specifica proprio la piattaforma della Commissione Europea, i vantaggi sono molteplici per i vari soggetti coinvolti:

  • per l’impresa, che, oltre a un processo rapido senza preventiva deidratazione degli scarti e senza l’aggiunta di materiale strutturante, non solo non dovrà più pagare per lo smaltimento dei rifiuti, ma potrà trarre dei guadagni dagli stessi
  • per l’ambiente, che si vedrà beneficiato dall’assenza di emissioni inquinanti, dal risparmio energetico e dal reimpiego nei terreni di un fertilizzante organico certificato dagli studi dell’Università di Pisa, dall’Università di Sassari e dal Consiglio Nazionale delle Ricerche
  • per la comunità, che beneficerà di un processo circolare e non sentirà cattivi odori provenire dagli stabilimenti industriali agroalimentari.

Vista la riuscita del progetto pilota avviato in Sicilia, in un’azienda che lavora gli agrumi producendo 12 mila tonnellate di “pastazzo” ogni anno, Antifemo punta ora a un secondo caso studio in Trentino, basato sulle produzioni agricole locali.

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