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10 Maggio 2010
La Manifattura tabacchi di Borgo Sacco non era una realtà isolata. Nella seconda metà dell'Ottocento - sull'onda della modernizzazione dell'agricoltura e dello sviluppo dei consumi - furono parecchie decine le iniziative analoghe in tutta Europa. Nel solo Impero asburgico furono create più di trenta manifatture tabacchi - sparse sul territorio delle attuali Austria, Polonia, Romania, Italia, Slovacchia ed ex Jugoslavia - per soddisfare, con criteri di standardizzazione industriale, un mercato di 50 milioni di consumatori (la popolazione dei territori austro-ungarici).
Le foto qui pubblicate sono quelle della Manifattura di Rovigno (oggi Rovinji), in Istria, dove nel 1871 il governo di Vienna fece costruire un opificio per il quale furono riutilizzati gli stessi disegni esecutivi degli edifici di Borgo Sacco. Un clone sulle rive dell'Adriatico, tra marinai, pescatori e contadini.07 Maggio 2010
07 Maggio 2010
Abbiamo chiesto a Kengo Kuma di descrivere brevemente la sua visione del Master Plan e di come verrà trasformata la Manifattura. Le immagini del progetto che accompagnano l’intervista sono i primi schizzi di un progetto ancora in via di sviluppo. Il Master Plan verrà concluso entro giugno del 2010. Invitiamo gli interessati a lasciare i propri commenti nella pagina “Contribuisci al progetto”.
03 Maggio 2010
In occasione del Festival delle Città Impresa, il 24 aprile 2010, abbiamo chiesto a Carlo Ratti di raccontare brevemente la sua impostazione del Master Plan e il rapporto con Rovereto. Le immagini del progetto che accompagnano l’intervista sono i primi schizzi di un progetto ancora in via di sviluppo, che verrà concluso entro giugno del 2010. Per lasciare un commento vai alla pagina “Contribuisci al progetto”.
29 Apr 2010
commenti ricevuti dopo la presentazione pubblica di sabato 24 aprile, dei quali ringraziamo sinceramente per
Tra i 25 Apr 2010
24 Apr 2010
di Gianluca Salvatori
Il progetto Manifattura parla di rinascita, non di funerali. Ne abbiamo abbastanza, come ieri diceva Marco Paolini, di spazi perduti, rinnegati, snaturati. Non per nostalgia, ma per strategia: dobbiamo mantenere vivi (o rivitalizzare) luoghi-simbolo della produzione non come testimonianze di un’epoca passata bensì come impegno per il tempo che abbiamo davanti.
Non sono passati molti anni da quando nei nostri paesi, occidentali e sviluppati, la tesi prevalente era che la manifattura fosse antiquata, obsoleta, destinata al trasferimento in paesi a basso costo. Una profezia popolare, da cui derivava la tesi che le nostre economie dovessero concentrarsi prevalentemente sulle produzioni dematerializzate. Una profezia falsa, messa in discussione da una semplice constatazione: l’economia della conoscenza non può fare a meno della capacità di saper fare, anche il software ha bisogno di un hardware su cui girare.
23 Apr 2010
16 Apr 2010
Building a Green Economy”. The article looked at the economic and political aspects of one of the most critical questions of our times: “Do we have to act on global warming?” Some countries have already responded Yes and consider action an economic and moral obligation. For others, notably the United States and the emerging economies, the matter is open to debate.
Krugman doesn’t answer the question for us, rather he reasons on whether we have enough information to make a decision at all. In this sense, his response is affirmative: we do have sufficient information. According to the article, the effect of a very strong policy for reducing carbon emissions would reduce the gross world product by between 1 and 3 percent. (The proposed legislation is actually much blander.) In contrast, the potential cost of inaction, is too high according to the article.
Recently, Paul Krugman, Nobel economicst published an article in the New York Times entitled “