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da Diego Loner

La recessione che negli ultimi quattro anni ha colpito il settore dell’edilizia continua a mantenere alta l’attenzione pubblica. La preoccupazione è più che motivata. Il settore delle costruzioni in Trentino ha rappresentato nella storia delle politiche di sviluppo un comparto rilevante, secondo in termini di PIL solo al turismo. Con una concentrazione di imprese, e sino a qualche tempo fa con dimensioni d’azienda, superiori alle medie nazionali. E’ stato, e resta, il settore che per le sue caratteristiche svolge un ruolo trainante per numerosi comparti del manifatturiero, ed è utilizzato nelle politiche di stabilizzazione del ciclo economico per la capacità di anticipare (nel bene e nel male) gli andamenti generali.

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Il protrarsi della situazione di crisi del settore, benché minore di quella nazionale, potrebbe alla fine risultare egualmente impattante in quanto il nostro modello di sviluppo industriale ha da sempre favorito la multisettorialità come elemento di equilibrio del sistema. Per questo è importante che l’analisi delle vie d’uscita vada oltre la forbice, che oggi monopolizza il dibattito, che si muove tra leva della domanda pubblica e accesso al credito.

In questa direzione è da segnalare l’incontro che nei giorni scorsi si è tenuto a Rovereto, presso il Progetto Manifattura, primo passo nell’attuazione del recente Protocollo Euregio sull’edilizia ecosostenibile sottoscritto tra Tirolo e provincie di Trento e Bolzano. Al centro, quel segmento del mercato delle costruzioni che, contro la tendenza generale, non pare conoscere crisi e che anzi tutte le indagini predittive a livello globale indicano in continua crescita. E’ quella parte di edilizia rispettosa dell’ambiente, a basso consumo energetico, realizzata prevalentemente con tecniche costruttive di prefabbricazione, e di cui le costruzioni in legno rappresentano la parte emergente, ancorché non prevalente in termini quantitativi. Quella che insomma viene chiamata edilizia “green” ed in termini di prodotto si integra strettamente con le “clean tech”, riferite sia alle energie rinnovabili sia alle tecnologie per il comfort e la salubrità degli edifici. Un settore che non riguarda soltanto le nuove costruzioni, ma anzi guarda soprattutto alla grande opportunità, particolarmente importante nel nostro paese, rappresentata dalla riqualificazione degli edifici esistenti.

L’Accordo tra Bolzano, Innsbruck e Trento nasce dalla consapevolezza che le tre provincie hanno specializzazioni e competenze fortemente innovative, che possono metterle in condizione di competere a livello internazionale. La qualità di prodotto è diffusa e il sistema territoriale ha grandi potenzialità innovative, con modelli di certificazione di livello nazionale e internazionale, una solida reputazione di sostenibilità ambientale, tecniche costruttive, specie per il legno, e un armamentario di politiche e di strumenti di assistenza che hanno pochi eguali.

Ma la sfida è impegnativa: basti ricordare come i nuovi grandi gruppi che scalano le vette delle classifiche, contractors internazionali che fatturano 50-70 miliardi di dollari, oggi parlano il linguaggio della sostenibilità (e anche in questo settore, sempre più spesso, parlano cinese), mentre i gruppi italiani di maggiori dimensioni arrivano appena a 3 miliardi di fatturato, in calo, e si muovono ancora lentamente sui temi della ecosostenibilità. In campo locale, poi, siamo da tempo orfani di una grande impresa, prevalendo invece un’offerta di edilizia in cui prevale il modello unico della piccola dimensione.

Se vogliamo uscire dai confini limitanti di un mercato di prossimità e di un’utenza prevalentemente residenziale, per competere su mercati più ampi e in altri segmenti di domanda a maggiore sviluppo - quali social housing, strutture turistiche di grandi dimensioni, opere pubbliche di rilievo -  occorre superare il problema di una dimensione troppo piccola, in termini di singola impresa e talvolta persino di territorio. Occorre un sistema di alleanze e collaborazioni tra imprese e territori, per integrare saperi e competenze.

Nell’incontro in Manifattura questo è stato il tema: favorire l’integrazione dei tre distretti dell’edilizia sostenibile per creare un metadistretto che ponga l’Euregio come una delle aree a maggior vocazione di sostenibilità in Europa. Amministratori di società di sistema, pubbliche e private, responsabili di centri di ricerca, rappresentanti del mondo accademico e dirigenti provinciali si sono confrontati per costruire una base informativa comune a partire dalla quale avviare collaborazioni nella ricerca industriale e pubblica, nei laboratori di certificazione e  nel marketing di prodotto, con un unico marchio ombrello. Unendo le forze a partire dai “green building” si può trasformare il mercato dell’edilizia, favorendo il riposizionamento anche di altri settori innovativi del comparto industriale, attivi ad esempio nel settore dei componenti e materiali per la produzione di energie rinnovabili, dell’accumulo e della distribuzione  di energia, nonché dei sistemi di gestione intelligente e della domotica

L’approccio è quello di un alleanza operativa tra soggetti intermedi, come il distretto Habitech e Progetto Manifattura, per identificare e proporre in tempi brevi proposte concrete su cui costruire partenariati tra imprese. Per passare rapidamente dalla visione strategica alla dimensione d’impresa e di mercato.

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