Storia

Le origini

La decisione di costruire a Borgo Sacco una Manifattura Tabacchi nacque alla metà dell’Ottocento in un contesto segnato da gravi problematiche di carattere occupazionale legate alla forte crisi del settore serico, che si tentava in questo modo di arginare. Sacco si situava nel centro della produzione trentina del tabacco. La coltivazione e la lavorazione di questa pianta cominciò sul finire del Cinquecento e si sviluppò nel Trentino attraverso la costituzione di un sistema lavorativo predisposto attorno alle masere. Con la costruzione dello stabilimento di Borgo Sacco l'intero ciclo produttivo del tabacco nella zona della Vallagarina venne così a chiudersi, con la confezione dei manufatti.

Il 20 marzo del 1851 fu sottoscritta la convenzione tra il Regio Ministero delle Finanze austriaco ed il Comune di Sacco, nella persona del podestà Antonio Gasperini. Il costo complessivo per l'epoca fu enorme: 175.000 corone. Borgo Sacco mise a disposizione il terreno e le materie prime, ma anche la vicina Rovereto partecipò donando del denaro (4.000 fiorini) e due spine d'acqua potabile (del valore di 1.600 fiorini). La forza motrice necessaria per il movimento dei macchinari veniva ricavata da una ruota idraulica azionata dall'acqua di una roggia che dal fiume Leno attraverso un canale sotterraneo giungeva fino alla fabbrica.

I lavori per la costruzione della imperiale regia Manifattura Tabacchi di Borgo Sacco iniziarono nello stesso anno. Il fabbricato originò da un progetto dell'ingenere Latzel, della direzione generale dei lavori di Vienna, mentre i lavori vennero diretti da Giovanni Smith e Giovanni Rezzori.

L’avvio delle attività

La Manifattura entrò in funzione nel 1854-1855 con due laboratori di 220 operaie l'uno. Lo stabilimento si sviluppò inizialmente attorno a quattro prodotti: il sigaro Virginia (Virginia comuni, Esportazione, Speciali, Imperiali); tabacchi da fiuto (Scaglia di lusso, nostrano fino, radica paesana, foglia di levante, scaglia fermentata, scaglia naturale); produzione di estratto di tabacco, realizzato con i residui del tabacco; sigarette a mano (produzione sperimentale che viene poco dopo tempo abbandonata).

Prima della guerra del 1914-1918 l'opificio, chiamato sigarificio, era uno dei più importanti dell'Austria ed era particolarmente rinomato per la fabbricazione dei sigari Virginia. Per molti decenni, la Manifattura Tabacchi rappresentò l'industria trentina con la maggiore capacità di assorbimento di manodopera, nonché il luogo dove presero avvio numerose innovazioni sociali, spesso su iniziativa delle stesse lavoratrici (che costituivano la maggioranza della manodopera impiegata). Il primo asilo nido aziendale, il primo banco di mutuo soccorso, la prima organizzazione sindacale furono tutte iniziative nate tra le mura della Manifattura.

Il primo conflitto mondiale ed il dopoguerra

Durante la Prima guerra mondiale la Manifattura Tabacchi subì danni ingenti e la produzione fu trasferita, insieme a tutti gli operai, nelle fabbriche austriache di Linz e della Boemia. Al termine del conflitto il Trentino divenne parte del Regno d’Italia e la Manifattura Tabacchi passò sotto la competenza della Direzione generale dei Monopoli industriali. Al momento della riapertura dello stabilimento, il 19 marzo del 1919, tutti i 1.400 operai che erano in servizio prima dello scoppio della guerra furono riassunti. 

Durante gli anni successivi la potenzialità produttiva dello stabilimento venne aumentando sensibilmente, grazie anche alla progressiva razionalizzazione del ciclo di lavoro. La conseguenza fu che nel 1935 il numero di addetti era sceso a circa 700, dei quasi 2000 d’inizio secolo.

In questi stessi anni la popolarità della Manifattura Tabacchi crebbe considerevolmente, anche grazie ad alcuni interventi di promozione a firma di Fortunato Depero, il celebre artista roveretano.

Il secondo conflitto mondiale e la successiva trasformazione

Durante la Seconda guerra mondiale la produzione non fu interrotta, sebbene i bombardamenti obbligarono a spostare le lavorazioni negli scantinati dell’edificio principale. I danni subiti dalla fabbrica non furono estesi e a partire dal 1948 venne avviato un piano di ampliamento e ammodernamento per soddisfare le esigenze della moderna industria del tabacco. La produzione del sigaro fu abbandonata nel 1953, adeguando gli impianti alle richieste del mercato, ormai orientate al consumo di sigarette. Nel frattempo, con gli anni Sessanta, comincia il lento ma inesorabile declino della coltivazione del tabacco in Vallagarina, l’area circostante Sacco e Rovereto da cui in precedenza proveniva circa il settanta per cento della materia prima che veniva lavorata in Manifattura.

Nel 1969 la Manifattura Tabacchi di Sacco comincia la produzione su commissione di Philip Morris. L’anno successivo entra in funzione la nuova struttura produttiva, altamente meccanizzata e ospitata nei capannoni costruiti nell’area di espansione adiacente al vecchio opificio. La fabbrica di Borgo Sacco lavora con 22 macchine «Standard» di provenienza americana, 13 macchine impacchettatrici di sigarette, capaci di produrre ciascuna 120 pacchetti di venti sigarette al minuto e 16 macchine trinciatrici in grado di effettuare 1.200 tagli al minuto. Durante tutto questo decennio l'occupazione della Manifattura si stabilizza sulle 700 unità, ma la progressiva meccanizzazione del processo produttivo determina una diversa distribuzione numerica a vantaggio questa volta dei maschi.

Gli ultimi anni

Il rapporto della Philip Morris con il Monopolio dello Stato prosegue fino al 2000, quando la Manifattura Tabacchi di Borgo Sacco diviene una proprietà dell'Ente Tabacchi Italiani (ETI), nato nell'agosto del 1998 e destinato a diventare, nell'arco di due anni, un'azienda a capitale privato. Nel 2003, nell’ambito della privatizzazione dell’ETI, la struttura di Borgo Sacco viene ceduta alla British Italian Tobacco, branca italiana della British American Tobacco (BAT). In seguito alla perdita della quota di produzione destinata alla Philip Morris, la Manifattura Tabacchi vede contrarsi progressivamente i propri livelli occupazionali: nel 1999 la fabbrica dava lavoro a 270 operai e nel 2004 questi si riducevano ulteriormente a 154.

La cessazione definitiva della produzione avviene il 31 marzo 2008, quando la BAT decide di concentrare la produzione di sigarette nello stabilimento di Lecce, scegliendo di chiudere la Manifattura di Borgo Sacco in quanto l’impatto sociale che la cessazione delle attività avrebbe provocato avrebbe potuto essere attenuato grazie all'intervento della Provincia autonoma di Trento.

Sintesi della voce “Manifattura Tabacchi di Rovereto” pubblicata su Wikipedia all’indirizzo http://it.wikipedia.org/wiki/Manifattura_Tabacchi_(Rovereto).